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Perché un gruppo ecologista dovrebbe essere contro il TTIP


Il TTIP (“Transatlantic Trade and Investment Partnership”) è un trattato che Stati Uniti ed Unione Europea stanno negoziando, in grande segretezza, da diversi anni. Il suo obiettivo è quello di creare la più ampia zona di libero mercato del mondo, attraverso l’abbattimento delle barriere tariffarie, peraltro già molto modeste, e soprattutto quelle non tariffarie, cioè l’insieme delle normative presenti in ogni Paese, che pongono dei limiti alla libertà di commercio. È evidente come il TTIP sia l’ennesima arma del capitale, al servizio del modello liberista, tesa alla realizzazione di quel fenomeno che prende il nome di “mondializzazione”. Non è un caso che Renzi abbia elogiato questo trattato transtlantico, non solo da un punto di vista economico, ma anche culturale. La mondializzazione è, infatti, un fenomeno prima di tutto culturale: «L’essenziale risiede nel fatto che la mondializzazione del megacapitalismo si compie per e attraverso una delegittimazione profonda e devastatrice di tutti gli ordini politici e culturali ereditati e non propone alcuna prospettiva concreta, alcun ideale plausibile, in sostituzione delle antiche legittimazioni distrutte» (Alain Caillé). È la cultura della distruzione e dello sdradicamento.

Il TTIP (“Transatlantic Trade and Investment Partnership”) è un trattato che Stati Uniti ed Unione Europea stanno negoziando, in grande segretezza, da diversi anni. Il suo obiettivo è quello di creare la più ampia zona di libero mercato del mondo, attraverso l’abbattimento delle barriere tariffarie, peraltro già molto modeste, e soprattutto quelle non tariffarie, cioè l’insieme delle normative presenti in ogni Paese, che pongono dei limiti alla libertà di commercio. È evidente come il TTIP sia l’ennesima arma del capitale, al servizio del modello liberista, tesa alla realizzazione di quel fenomeno che prende il nome di “mondializzazione”. Non è un caso che Renzi abbia elogiato questo trattato transtlantico, non solo da un punto di vista economico, ma anche culturale. La mondializzazione è, infatti, un fenomeno prima di tutto culturale: «L’essenziale risiede nel fatto che la mondializzazione del megacapitalismo si compie per e attraverso una delegittimazione profonda e devastatrice di tutti gli ordini politici e culturali ereditati e non propone alcuna prospettiva concreta, alcun ideale plausibile, in sostituzione delle antiche legittimazioni distrutte» (Alain Caillé). È la cultura della distruzione e dello sdradicamento.

Tra le altre cose, come la delegittimazione totale degli Stati a scapito delle multinazionali e della conquista del potere assoluto da parte di quest’ultime su scala planetaria, il TTIP presenterebbe vari punti a scapito della Terra e degli animali non umani: - -I diritti di dogana risultano importanti, ancora oggi, nel settore agricolo. La loro soppressione segnerebbe una perdita di reddito per gli agricoltori europei e l’arrivo massivo di soia e grano americano in Europa; -Il progetto conta sulle esportazioni per rilanciare la crescita. Ciò frenerebbe ogni rilocalizzazione delle attività di produzione e porterebbe ad un aumento delle emissioni di gas a effetto serra; -L’apertura del mercato europeo a quello americano, provocherebbe l’arrivo massivo di prodotti animali a basso costo, come la carne bovina piena di ormoni e i pollami lavati con la clorochina, incentivando così lo smantellamento delle già poche regolamentazioni negli allevamenti europei; -Gli “OGM” (organismi geneticamente modificati), seppur le leggi nazionali ne vietino la coltivazione e la vendita, farebbero il loro ingresso nei nostri supermercati, incoronando la Monsanto come regina del pianeta.

Di fatto, come osserva Alain De Benoist: «Tutte le norme sanitarie europee, ritenute da tempo “troppo restrittive” dagli americani, potrebbero essere così condannate come “barriere commerciali illegali”. In materia ambientale, la regolamentazione che delimita l’industria agroalimentare verrebbe smantellata». Al contrario del nostro sempre più americanizzato premier, alcuni Stati europei (Germania, Francia, Inghilterra) stanno resistendo alle pressioni statunitensi, rifiutando di firmare il trattato. Nel nostro piccolo, allora, non possiamo che evidenziare come il TTIP rappresenti la definitiva tomba di tutto ciò che costituisce l’Europa: terra, animali, popoli. L’imperativo è quello di resistere a questa ennesima offensiva liberal-capitalista.

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