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Satana in Pelliccia


Sabato 6 Dicembre si è svolta, in piazza Santi Apostoli a Roma, una sfilata di moda un po’ particolare. Ad organizzarla non sono stati grandi marchi, ma persone comuni; a sfilare non c’erano modelle, ma attiviste; il tema centrale non era il lusso, ma il rispetto per la vita. Più in generale è stata un’altra importante tappa del percorso di educazione e azione, intrapreso dal movimento giovanile del quale sono cofondatore, a difesa della Natura nel suo insieme. Le nostre idee vanno necessariamente al di là dell’umano, perché consideriamo l’uomo un animale tra tanti, ovvero una parte di un grande Tutto, ma sono portate avanti, evidentemente, da esseri umani. Per questo, voglio iniziare questa breve riflessione, ringraziando tutti i militanti ed i simpatizzanti di “Istinto Animale” per dare forza costantemente a questo nobile ideale. In particolare, credo che, in una società sempre più incapace di riconoscere i meriti altrui, tre persone meritino un “grazie” speciale per l’apporto dato. Mi riferisco a: Martina, per aver ideato e portato avanti in prima persona la realizzazione di questo evento; Mattia, perché da cofondatore di questo progetto sono più di due anni che continua a fornire contributi essenziali; Naomi, per aver realizzato dei cartelli davvero carichi di Senso. Da qui, voglio tracciare una possibile chiave di lettura di “Satana in pelliccia”. Come possiamo constatare amaramente ogni giorno, la nostra società è caratterizzata dalla mancanza di senso. Pensiamo a quante persone muoiono di fame, malgrado l’incredibile quantità di ricchezza, concentrata avidamente in poche mani; o a quanti alberi vengono abbattuti per far posto a palazzoni o fabbriche inquinanti, mentre ci sono case vuote e alternative ignorate; o ancora ai miliardi di animali non umani schiavizzati, torturati e uccisi per finire in piatti, tanto abbondanti quanto nocivi. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma è importante sottolineare come, proprio da questi cartelli, sia possibile leggere il contenuto del nostro evento. Ognuno di essi racchiude, infatti, una serie di parole negative per classificare le pellicce: dolore, morte, sofferenza, lussuria, prigionia, vanità, gabbia, mercificazione. Tra tanta malvagità, però, ce n’è una capace di rimandare a qualcosa di positivo: innocenza. Pensando all’innocenza di tutti gli animali cacciati o allevati barbaramente per le pellicce, non possiamo non desiderare un’alternativa. L’innocenza, allora, diviene portatrice di speranza per un futuro dove possano riecheggiare le parole espresse dal monaco ne “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij: «Amate gli animali [...]. Non inquietateli, non tormentateli, non togliete loro la gioia: non opponetevi all'intenzione di Dio. Uomo, non porti al di sopra degli animali: essi sono senza peccato mentre tu, nella tua grandezza, guasti la Terra al tuo solo apparire lasciando dietro di te la tua lurida traccia». Di fatto, l’essere umano deve scendere dal suo presunto trono e tornare a concepirsi come un animale, seppur con le proprie peculiarità, nel rispetto di tutte le altre specie sul pianeta. La speranza, certamente, deve essere sempre un qualcosa di attivo, mai di passivo. Le parole non significano nulla se non sono supportate dalle azioni. Allo stesso modo, l’azione presuppone una base teorica che le fornisca una direzione e delle direttive, perché nella troppa foga, a volte, si rischia di cadere nel banale o nel ridicolo. “Satana in pelliccia” ha così voluto, attraverso l’immedesimazione nei corpi degli animali torturati, mostrare la necessità di sperare in un cambiamento. Nei prossimi giorni saranno pronte le foto ed il video della sfilata. Il nostro non vuole essere un messaggio dogmatico, ma un invito alla riflessione, rivolto a tutti. Non serve essere “animalisti” per capire che la Vita, in tutte le sue forme, non va indossata, bensì rispettata.

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